Fahrenheit 451
Fahrenheit 451 R. Bradbury
“La maggior parte di noi non può correre dappertutto, parlare con chiunque, conoscere tutte le città del mondo, perché non ha il tempo, i soldi e neppure tanti amici. Le cose che cerca sono nel mondo, ma il solo modo in cui l’uomo medio può conoscerle è leggendo un libro”.
Se un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire allora Fahrenheit 451 può certamente definirsi tale.
Scritto nel 1951 racconta di una società futura in cui i pompieri sono chiamati non a spegnere bensì ad accendere roghi. Armati di lanciafiamme fanno irruzione nelle case dei sovversivi che ancora si ostinano a conservare e leggere libri…
“Era un piacere bruciare tutto”. Comincia così la scena in cui il protagonista con in testa l’elmetto con la simbolica cifra 451 è alle prese con una delle tante missioni che hanno l’obiettivo di bruciare i libri che ancora sono conservati nelle case.
L’incontro con una ragazza gli cambierà per sempre la vita e la visione della realtà. Cominciano ad affiorare i dubbi, cominciano a farsi strada quei pensieri su cosa c’è nei libri che fa paura a chi governa il mondo, tanto da essere banditi e messi al rogo e soprattutto perché qualcuno pur rischiando la vita ancora ne conserva a casa e di nascosto li legge.
Nel frattempo con i suoi dubbi comincia a seminare tracce circa il suo pentimento riguardo ai roghi e così viene braccato ma riesce a fuggire ed è lì, nella terza parte, la più lirica del romanzo, che scopre la comunità degli uomini-libro ovvero di coloro che fuggiti dalla città tentano con uno stratagemma di tenere in vita i libri. Ad ognuno infatti è affidato un libro da tenere a memoria, parola per parola, in modo da tramandare il sapere che invano il regime avrà tentato di eliminare. Saranno loro ad essere chiamati in causa per rifondare la società da cui erano fuggiti? Una società basata sulla memoria e sulla libertà personale in contrapposizione al precedente regime totalitarista?
“La prima cosa di cui abbiamo bisogno: qualità e spessore nell’informazione
E la seconda? Il tempo libero per assorbirla, il tempo per riflettere
La terza: il diritto di compiere azioni basate su quello che impariamo dall’interazione tra le prime due”.
“I grandi scrittori sfiorano la vita molto spesso, i mediocri si limitano a passarci sopra una mano veloce. I cattivi la stuprano e la lasciano alle mosche”.